L’Asilo Nido BBE a Biassono – Monza, crede nell’importanza del contatto e della relazione con e tra i bambini come radice di ogni genere di apprendimento. Il nido è per il bambino piccolo uno spazio di incontri, un ambiente socio-relazionale di continuità affettiva con la famiglia e che offre la possibilità di compiere esperienze significative per l’apprendimento e lo sviluppo della personalità, caratterizzandosi proprio per la pluralità di relazioni che intercorrono tra piccoli, tra adulti e tra piccoli e adulti.

Per i bambini molto piccoli, specie per i lattanti all’Asilo Nido, il concetto di contatto è un bisogno vitale. Sebbene nei modelli culturali occidentali non si riconosce il valore fisiologico del contatto come prima necessità dell’essere umano: ancor prima di essere nutrito il neonato ha bisogno di calore e contenimento da parte della propria mamma.

L’Asilo Nido BBE crede molto in questi principi e, a seguito di una proficua sperimentazione, condivisa certamente con le famiglie, trova molto efficace utilizzare la fascia per “portare” i bambini più piccoli. 

Grazie anche ad una collaborazione con ROLLING MAMAS  rollingmamas.com è sempre più forte la convinzione che il “portare” può trovare ampio spazio al nido, non solo per quei bambini abituati ad essere a loro volta portati dai genitori, ma anche per gli altri: i bambini hanno bisogno di un porto sicuro, hanno bisogno di sapere che c’è un posto per loro di contenimento, calore, accoglienza e sicurezza.

Il Babywearing al nido è uno strumento che risponde ai bisogni di contenimento e contatto e che aiuta la relazione tra educatori e bambini, rasserena i momenti di difficoltà e può davvero sostenere la conoscenza e la relazione, specie in momenti delicati come l’inserimento.

I bambini che entrano al nido, così come bambini che stanno con i genitori o con i nonni, hanno gli stessi bisogni: contenimento, contatto, coccole, amore.

Avere uno strumento che aiuta i bambini a sentirsi accolti nei loro bisogni, aiuta sicuramente ad avere un clima di serenità e ad aiutare i nostri piccoli ad essere indipendenti e sicuri…per “portarli”, piano piano, nel mondo.

Why indoor?

Uno dei cardini educativi del metodo BBE è l’esperienza di gioco e di studio all’aria aperta. In ogni ordine di istruzione (Asilo Nido, Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria) ogni giorno i bambini trascorrono del tempo fuori dalle proprie aule.
Questa scelta prende senso perchè sposa a pieno l’idea pedagogica dell’apprendere facendo (learning by doing) proposta da John Dewey.

Il contatto con la natura

  1. è senza dubbio una fonte insostituibile  di esperienze sensoriali e percettive, di stimolazione della curiosità, della creatività, oltre a favorire le relazioni attraverso lo svolgimento di giochi e attività di gruppo.
  2. aiuta ad attivare tutti i sensi e, attraverso la ricchezza degli stimoli che gli ambienti esterni possono garantire, fornisce numerosi vantaggi per la crescita psicofisica dell’individuo: la conoscenza passa attraverso l’esperienza diretta, la scoperta, il gioco.
  3. facilita l’utilizzo del corpo come veicolo principale per le attività sensoriali, percettive e motorie che contribuiscono ad arricchire lo sviluppo degli schemi motori e neurologici del bambino.
  4. favorisce l’esposizione a diversi rischi/pericoli per il bambino. Grazie alla scoperta del pericolo, i nostri bambini riescono gradualmente a sviluppare una maggiore capacità di attenzione e autoregolazione, imparare ad affrontare e superare le difficoltà. Talvolta queste esperienze possono costare dei piccoli errori, grazie ai quali i nostri bambini potranno crescere più sicuri.

Quindi, la domanda che BBE si è posta è …

Why only indoor?

Un estratto della tesi di Laurea di Alice Spolti, educatrice dell’Asilo Nido a Monza (Biassono) di BBE Brianza Bilingual Education

Crescere fin dall’asilo nido in un ambiente multilingue durante la prima infanzia non significa soltanto apprendere un’altra lingua, significa anche migliorare le proprie capacità comunicative, significa favorire lo sviluppo di competenze sociali: gli individui bilingue, infatti, sono più attenti ad osservare la comunicazione tra persone e i comportamenti che seguono in base all’utilizzo di una lingua piuttosto che un’altra. Queste importanti esperienze socio-linguistiche potrebbero affinare le abilità dei bambini a capire meglio gli altri e a comunicare con gli altri.

“Essere bilingui significa sapere da dove si viene per sapere dove si va”
MARIAMA, franco-peul

Questa importante asserzione costituisce la filosofia concettuale sposata dall’asilo nido BBE (Biassono  – Monza ) e che trova forte radicamento e supporto dalle ricerche ed evidenze accademiche internazionali in tema di bilinguismo.

Un esempio è costituito da uno studio della Georgetown University (Washinton D.C) datato 16 Luglio 2015, che mostra scientificamente come il cervello delle persone bilingui possieda una maggiore quantità di materia grigia, concentrata soprattutto nella zona celebrale che controlla le capacità cognitive quali il problem solving e la modulazione della propria attenzione. Perché questo accade? Il motivo è insito nell’evidenza che l’individuo bilingue necessita di un maggiore controllo cognitivo per l’utilizzo di due diverse lingue: l’aumento della materia grigia è la conseguenza dell’apprendere due lingue nella stessa modalità.

La McGill University ha invece prodotto evidenza empirica per la quale il cervello continua a ricordare per tutta la vita le lingue che ha ascoltato nella primissima infanzia. I bambini che crescono bilingue sono più “smart” dei loro coetanei, già dai primissimi mesi di vita, nei quali, infatti, il loro cervello è maggiormente recettore i suoni di altre lingue con un conseguente sviluppo delle aree del cervello deputate all’apprendimento e al già menzionato problem solving.

Nei decenni passati lo studio e la comprensione del bilinguismo in asilo nido ha subito notevoli cambiamenti. Nella fase iniziale, il bilinguismo ha assunto una connotazione tendenzialmente negativa, volta ad evidenziare lo svantaggio in quanto la presenza di due vocabolari porterebbe a sviluppo del linguaggio ritardato nei bambini. Tuttavia, da allora è stato dimostrato che gli individui bilingui hanno un rendimento migliore, rispetto ai monolingui, in compiti che richiedono attenzione, inibizione e la memoria a breve termine, denominati collettivamente “controllo esecutivo”.

Tutto questo a dimostrazione che il bilinguismo deve essere inteso come uno strumento che permette ai bambini di aprirsi agli altri, di apprezzare la diversità e vedere nella diversità una grande risorsa. In questi termini, quindi il bilinguismo modifica anche il modo in cui i bambini percepiscono il mondo.

Il mondo del bilingue è innegabilmente più vasto. “I bilingui possono guardare il mondo attraverso due finestre diverse”
Colin Baker, ricercatore britannico

 

Uno dei ruoli fondamentali che l’educatore svolge al Nido è quello della progettazione degli spazi, poichè ogni spazio dell’aula è pensato per i bambini per essere poi oggetto di verifica da parte degli educatori.

Al Nido BBE, le aule sono state divise per angoli, ognuno dei quali propone un’attività diversa con una quantità di materiale adatta rispetto ai bambini presenti e rispetto allo spazio.

Il materiale didattico verrà eventualmente modificato, durante il corso dell’anno educativo, osservando l’uso che i bambini ne fanno e le relazioni che si creano all’interno degli spazi. Lo spazio diventa così un mezzo di comunicazione tra educatori e bambini: a seconda dei bisogni e delle attività del bambino, l’educatore potrà mantenere o riprogettare gli angoli della struttura.

Inoltre il bambino sarà spronato ed educato a riporre il materiale al suo posto, creando “accordi” condivisi dal gruppo dei bimbi…gli oggetti saranno quindi riposti sempre nel medesimo posto in modo da orientare e facilitare l’attività 

del bambino, pur essendo libero di scegliere e sicuro ed autonomo nello spazio. L’educatore è mediatore tra ambiente e bambino: aiuta a tenere in ordine il materiale e sceglie la varietà degli angoli per poter stimolare al meglio ogni singolo bimbo e il gruppo sezione a seconda di età e attitudini.

L’ambiente è strumento di comunicazione tra educatore e bambino anche perchè il primo propone obiettivi, nuovi apprendimenti e media; il secondo comunica i suoi interessi, il raccoglimento degli stimoli proposti e delle relazioni che si creano al suo interno.

L’ambiente, interagendo con educatori e bambini,  è esso stesso educatore, facilitando la crescita e le relazioni costruttive ed affettive.

Uno dei nuovi spazi creati all’interno della sezione Nido BBE è l’angolo dell’ infilo. L’attività dell’ infilo è una proposta educativa che si può suggerire ai bambini di tutte le età adeguando le modalità e la forma di indicazione. In questo angolo si trovano: semplici incastri come casette dove infilare le forme o le torri di dischi di legno, grandi contenitori in cui i bimbi infilano e sfilano tappi di sughero nella quantità da loro desiderata e delle semplici strutture di legno in cui i bambini possono introdurre cerchietti di cartone colorato di varia misura e spessore.

L’attività mira a stimolare la coordinazione oculo-manuale, l’aumento dell’attenzione e l’aumento dei tempi d’attesa. Può essere svolta sia in maniera guidata sia libera.

L’angolo dell’infilo si trova nell’area dedicata specialmente ai medio-piccoli, ma è utilizzabile anche dai bambini medio-grandi. Lo scopo di avere angoli diversi in aule diverse è duplice: utilizzare e imparare a spostarsi in tutti gli spazi del Nido e condividere gli spazi del Nido con bimbi di età che può variare da zero a tre anni, imparando il rispetto, la mediazione e le diverse relazioni a seconda dell’interlocutore.

 

Elena Pizzi
Educatrice Nido BBE

FAI DA TE PER CRESCERE CREATIVA-MENTE

Alla Baby School BBE, spesso, i giochi si costruiscono insieme ai bambini, perchè i bambini giocano già costruendosi il proprio gioco e diventandone parte attiva.
Gran parte di questi oggetti sono stati ideati partendo da osservazioni in classe: nella prima infanzia i bambini hanno un approccio spontaneo al gioco, per loro giocare è un lavoro: stanno studiando cosa succede se fanno una cosa o se la cambiano.

I giochi vengono realizzati utilizzando materiali di recupero, attraverso i quali i bambini incastrano, impilano, infilano, costruiscono architetture e nuovi oggetti, divenendo attenti osservatori e pensosi scopritori. Questa pratica è molto utile anche per divulgare sin da piccoli il rispetto per l’ambiente: i bambini, divertendosi, riescono anche a capire i molteplici utilizzi che possono avere gli oggetti che ci circondano nella vita di ogni giorno, sviluppando contemporaneamente la creatività e la fantasia con giochi non strutturati, certamente differenti da quelli standard.

Al nido BBE, ad esempio, abbiamo costruito un pannello per far divertire i bambini nello svitare ed avvitare i tappi, attività che lavora su motricità fine, coordinazione oculo-manuale, che sviluppa destrezza e muscolatura della mano. Inoltre, favorisce attenzione, concentrazione e la capacità di scelta del bambino (“quale tappo apro ora?”). I diversi tappi stimolano la percezione tattile e la discriminazione visiva. Si può lavorare anche sullo sviluppo linguistico nominando le caratteristiche dei differenti tappi (ruvido, liscio, grande, piccolo, lungo, corto, etc) ed i contenitori a cui appartengono (detersivo per i piatti, per il bucato, per il latte, etc). Per realizzare il pannello è stato utilizzato un cartone, poi coperto con della stoffa. Con la colla a caldo sono poi state incollate le estremità dei contenitori per liquidi.

Con i rotoli della carta igienica, colorati ed incollati su un cartoncino resistente, abbiamo costruito un altro semplicissimo gioco: ogni cannuccia va inserita nel tubo dello stesso colore. Un’idea squisitamente montessoriana, che assieme anche ad altre, vuole agevolare lo sviluppo dei nostri bambini dal punto di vista tattile, cognitivo e di motricità.

La scuola occupa gran parte della vita di un bambino. Fino ai 19 anni di età un ragazzo passa circa 8 ore al giorno in luogo diverso da casa propria con persone diverse dalla propria famiglia. E i primi 20 anni di vita del ragazzo sono fondamentali. Quando esci dalla scuola diventi un adulto, diventi responsabile delle tue proprie azioni; puoi guidare una macchina e puoi votare. Per fare questo devi essere preparato.

E’ impensabile quindi che gli insegnanti non intervengano nell’educazione dei bambini e dei ragazzi.

Spesso si pensa che l’insegnante sia solo un formatore, un fornitore di mere nozioni (ahimè anche alcuni insegnanti pensano che sia così). Ma l’insegnante è un vero e proprio educatore. Interviene attivamente e direttamente nell’educazione dello studente, per prepararlo al meglio alla vita da adulto. E questo intervento non sostituisce il genitore, ma anzi lo affianca per educare al meglio il ragazzo. Genitori, insegnanti, allenatori, maestri di musica sono tutte figure importantissime per il bambino, perché insegnano qualcosa. L’insegnamento è una cosa importantissima e bellissima e per questo anche delicatissima. L’insegnamento non è materiale. Se io do una mela a un mio studente e lui mi da una pera, rimaniamo sempre con due frutti. Ma se io insegno il verbo essere a un mio studente e lui mi insegna le regole del basket, entrambi ci siamo arricchiti di qualcosa in più. Perché questo sia possibile occorre però che ci sia una fiducia totale da parte di tutte le parti che devono essere totalmente aperte all’apprendimento.

La fiducia tra famiglia/studente/insegnante è fondamentale. Senza questa fiducia l’educazione dello studente ne risente perché la collaborazione non sarebbe ottimale.

Come coltivare la fiducia? Non esiste una ricetta o una formula esatta. Si può prestare attenzione però a due aspetti: Collaborazione e Dialogo.

La collaborazione è essenziale. Studente, Famiglia e Insegnante devono essere complici e collaborare senza perdere di vista l’obiettivo finale. Spesso si pensa che sia una partita uno contro l’altro, ma bisogna capire che si è tutti dalla stessa parte, della stessa squadra.

Il dialogo tra le tre parti è anch’esso fondamentale. Se uno studente prende un brutto voto o una nota disciplinare è importante fargli capire il motivo per cui l’ha presa ed è altrettanto importante capire le motivazioni per cui lo studente ha tenuto quel tipo di comportamento. Senza dialogo questo sarebbe impossibile.

Una pianta per crescere forte e robusta non ha bisogno solo di acqua.
Ma anche del Sole, di un terreno fertile.
Ed anche di tanto amore.

Alessandro Scaglione

FORMAZIONE PER BBE, ANCHE DALL’ALTRA PARTE DEL BANCO

Formazione continua, costante ricerca e studio sono solo alcuni dei cardini di BBE. Ciò che caratterizza fortemente il progetto Brianza Bilingual Education è la passione che lo muove, la costante ricerca e studio delle persone coinvolte.

In un’epoca come quella che stiamo vivendo, infatti, non ha senso non investire sulla formazione, sia dei bambini, sia degli insegnanti e degli educatori.

Il costante aggiornamento professionale di chi sta dall’altra parte del banco, infatti, consente di migliorare oltre la motivazione personale, l’intero clima lavorativo. Questo è il motivo per cui BBE coinvolge il proprio staff in percorsi di formazione e aggiornamento continuo, cercando di fornire tempestivamente gli strumenti e le conoscenze per migliorare e svolgere il proprio ruolo al meglio.

Potremmo prendere in prestito le parole di C. Darwin che, in tempi non sospetti, affermava che “in un sistema in evoluzione non sopravvive la specie più forte, ma quella capace di adattarsi al cambiamento”… tuttavia oggi la questione è certamente più complessa, perché la classica differenza tra capacità pratiche e capacità intellettuali, sulle cui basi si è strutturato l’intero sistema scolastico italiano, non è più così netta. Qualunque sia il percorso professionale, sono comunque sempre richieste conoscenze specifiche, capacità di imparare nuovi linguaggi, flessibilità mentale e apertura alle novità: in un mercato sempre più competitivo, è forse l’eccellenza delle persone a fare la differenza, la loro spinta interiore e la necessità di comprendere, di sapere. Ed è proprio su questa linea che BBE si muove: oltre alla formazione obbligatoria, i nostri insegnanti ed educatori impegnano molto del loro tempo per formarsi su tematiche specifiche, per implementare le proprie conoscenze e le proprie specifiche attitudini.

Lo spirito positivo e la motivazione che muove il team di BBE, è ciò che si desidera trasmettere agli studenti perchè Brianza Bilingual Education non è soltanto un luogo di formazione, ma anche un ambiente di dialogo e cooperazione, a cui tutti sentono di appartenere. Studio, curiosità, ricerca e confronto sono i nostri cardini che siamo fieri di ritrovare sia dall’una, sia dall’altra parte del banco.

Gli individui bilingui sviluppano abilità creative e relazionali maggiori rispetto ai monolingui. È il concetto che abbiamo sposato noi di BBE che è supportato da moltissime ricerche accademiche internazionali sul bilinguismo.

Per esempio uno studio della Georgetown University, che potete leggere a questo link https://gumc.georgetown.edu/news/Bilinguals-of-Two-Spoken-Languages-Have-More-Gray-Matter-Than-Monolinguals  dimostra che il cervello delle persone bilingui ha una maggiore quantità di materia grigia, soprattutto nella zona che controlla le capacità cognitive come il problem solving e la modulazione della propria attenzione. Perchè questo? Perchè l’individuo bilingue necessita maggiormente di controllo cognitivo per l’utilizzo di due diverse lingue: l’aumento della materia grigia è la conseguenza dell’apprendere due lingue nella stessa modalità.

Alla McGill University hanno invece voluto dimostrare con questa ricerca http://www.nature.com/ncomms/2015/151201/ncomms10073/full/ncomms10073.html  che il cervello continua a ricordare per tutta la vita le lingue che ha ascoltato nella primissima infanzia. I bambini che crescono bilingue sono più “smart” dei loro coetanei, già dai primissimi mesi di vita, nei quali, infatti, il loro cervello è più aperto a recepire i suoni di altre lingue con un conseguente sviluppo delle aree del cervello deputate all’apprendimento e al problem solving. Crescere in un ambiente multilingue durante la prima infanzia non significa soltanto apprendere un’altra lingua, significa anche migliorare le proprie capacità comunicative, significa favorire lo sviluppo di competenze sociali: gli individui bilingue, infatti, sono più attenti ad osservare la comunicazione tra persone e i comportamenti che seguono in base all’utilizzo di una lingua piuttosto che un’altra. Queste importanti esperienze socio-linguistiche potrebbero affinare le abilità dei bambini a capire meglio gli altri e a comunicare con gli altri.

Tutto questo quindi dimostra che il bilinguismo debba essere inteso come una risorsa e come esso sia uno strumento che permette ai bambini di aprirsi agli altri, di apprezzare la diversità e vedere nella diversità una grande risorsa. In questi termini, quindi il bilinguismo modifica anche il modo in cui i bambini vedono il mondo. Gli insegnanti e tutti gli educatori di BBE credono fortemente in questo e si adopereranno ogni giorno affinchè questo prezioso strumento si concretizzi nelle mani dei loro piccoli studenti (o meglio….studiosi…!)

BBE è la risposta ad un sacco di domande, in particolare,  una delle domande che ci siamo posti è: quali sono le competenze che i nostri figli dovranno acquisire per avere successo nel lavoro e nella vita?

È indubbio che la società di oggi offre molte opportunità di comunicazione, condivisione, informazione in real time. Questo ha i suoi pro, ma anche i suoi contro: è difficile pianificare progetti a lungo termine ed anche il concetto di lavoro che duri uguale a se stesso nel tempo è quasi superato. A tutto ciò si aggiunge il fatto che la vita reale di tutti noi è affiancata sempre di più da una vita virtuale, sia nel lavoro sia nelle relazioni personali.

A questo punto…la scuola non basta! Si rende necessaria una formazione che sviluppi la capacità di essere all’altezza di queste sollecitazioni e quindi integrare nel processo scolastico di insegnamento–apprendimento lo sviluppo di competenze quali consapevolezza, iniziativa, indipendenza, creatività, interazione e dialogo, confronto con gli altri. Si tratta di qualità che di certo non trovano spazio di sviluppo nella scuola trasmissiva del “programma” da svolgere, ma che sono di certo qualità fondamentali per stare al passo con i tempi e raggiungere il successo.

Cosa può fare la scuola? Sviluppare la “didattica per competenze” affinchè la discontinuità tra sapere scolastico e sapere reale si dissolva. Esempi pratici «la scuola richiede prestazioni individuali, mentre il lavoro mentale all’esterno è spesso condiviso socialmente». «la scuola coltiva il pensiero simbolico, mentre fuori della scuola la mente è sempre direttamente alle prese con oggetti e situazioni». «a scuola si insegnano capacità e conoscenze generali, mentre nelle attività esterne dominano competenze specifiche, legate alla situazione»

Aiuto! No…la BBE non sarà una scuola così…la nostra didattica crede fortemente sul coinvolgimento attivo degli alunni, che dovranno mettere realmente le mani in pasta in ciò che fanno,dovranno essere curiosi e percepire lo studio come una necessità, non come un obbligo. L’apprendimento si dovrà necessariamente estendere anywhere and anytime e gli studenti saranno protagonisti delle attività che svolgeranno sia dentro che fuori della scuola.

È questo ciò in cui noi di BBE crediamo: crediamo in una scuola che sviluppi la competenza di “imparare ad imparare”, perché questa è la vera competenza da sviluppare, forse più di ogni altra, per formare professionalità capaci di auto aggiornarsi e ricercare, desiderose di conoscere, durante tutta la vita.

Perché oggi, purtroppo, la scuola in Italia, non è così. Quindi non basta.

Occorre prendere atto che le necessità formative per i ragazzi dei nostri tempi sono molto cambiate rispetto al passato, anche recente. Il mondo cambia di continuo, e la scuola, che forma le nuove generazioni…deve essere UN PASSO AVANTI a questi cambiamenti. Spesso, invece, è centinaia di passi indietro.

La scuola deve necessariamente essere chiamata a divenire una comunità vivibile, sostenibile, accogliente, inclusiva, nella quale si collabori tra pari e nella quale la cooperazione costruttiva avvenga tra studenti e studenti, tra docenti e tra docenti e studenti. È necessario che a scuola si formino reti sociali e che i ragazzi imparino a divenire cittadini responsabili e consapevoli, capaci di informarsi e di comunicare, capaci di lavorare insieme agli altri; capaci di risolvere i problemi e superare le difficoltà. Capaci di stare al passo con il mondo che cambia.

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